domenica 8 marzo 2020

CoronaVirus: gli aggiornamenti

Dalla newsletter de IlPOST:

I casi positivi segnalati in Italia sono 5.883.
Sono le 15 e 10 dell'8 marzo

Vi avevamo promesso che ci saremmo fatti sentire prima di lunedì se fosse successo qualcosa di importante: abbiamo ritenuto fosse opportuno farlo.

Il governo ha approvato un nuovo decreto per provare a isolare il più possibile i territori della Lombardia e di altre 14 province per lo più nel Nord Italia, con l’obiettivo di contenere l’epidemia da coronavirus che da ormai due settimane interessa il nostro paese.

La decisione è stata annunciata dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, alle 2 di notte in una breve conferenza stampa organizzata dopo ore piuttosto convulse, nelle quali il governo si era confrontato con le Regioni sul contenuto del decreto, la cui bozza era stata resa pubblica da giornali e televisioni generando ulteriore confusione e spaesamento per milioni di persone potenzialmente interessate.

Una regione e quattordici province
Il decreto è valido da oggi e fino al 3 aprile, e interessa tutta la Lombardia e le province di: Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti, Alessandria, Verbano Cusio Ossola, Novara e Vercelli. Invita la popolazione a “evitare ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori” indicati e chiede inoltre che non ci si sposti all’interno di quelle aree.

I comuni lombardi del basso lodigiano (la zona di Codogno, per intenderci) e di Vo’ in Veneto non sono più “zona rossa”, perché questa distinzione secondo il governo è ormai superata: molte delle regole applicate in quell’area sono ora estese a tutta la Lombardia e alle altre 14 province. Ci si potrà spostare “solo per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità e motivi di salute”, ha detto Conte. Il divieto non è quindi assoluto, ma ci potranno essere controlli da parte delle forze dell’ordine per verificare le motivazioni di uno spostamento.

Il governo ha inoltre disposto che in Lombardia e nelle altre 14 province bar e ristoranti restino aperti solamente dalle 6 alle 18, posto che possano garantire la distanza di un metro tra i clienti e il servizio al tavolo.

Tutta Italia
Per tutta Italia - quindi comprese le zone con maggiori restrizioni - è stata disposta la sospensione degli incontri con pubblico, degli spettacoli di qualsiasi tipo, delle attività sportive (eccetto quelle con atleti professionisti, a patto che siano senza pubblico), delle lezioni nelle scuole e nelle università (fino al 15 marzo, fino al 3 aprile nelle zone isolate), delle attività nelle discoteche, nelle sale da ballo e nei centri ricreativi di vario tipo. I centri commerciali potranno essere aperti nei giorni feriali.

Come funziona per gli spostamenti
Abbiamo provato a capire che cosa implichino le nuove misure per chi si deve muovere in Lombardia e nelle 14 province, e per chi vorrebbe entrare o uscire da quei territori. Le questure di diversi capoluoghi di provincia interessati ci hanno risposto che sono in corso riunioni e incontri, che coinvolgono le prefetture incaricate di far rispettare il decreto. Saranno quindi pubblicate circolari con spiegazioni nel dettaglio, in preparazione in queste ore.

Entrare e uscire
Non c’è un «divieto assoluto» di ingresso e uscita com’era previsto per la vecchia “zona rossa”: ora l’indicazione è di evitare di entrare e uscire dalle nuove zone isolate, cosa che comporterà una «ridotta mobilità». Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ha spiegato la sua interpretazione del decreto per quanto riguarda le province interessate della sua regione: chi deve entrare e uscire per ragioni di lavoro potrà farlo, così come potranno entrare e uscire le merci. «Quello che si vuole evitare con questo decreto è quello che è futile: ciò che è necessario lo puoi continuare a fare», ha spiegato Cirio.

Spostarsi 
Secondo il decreto - e dando per buono ciò che ha detto Conte - per chi deve spostarsi da Milano a Bergamo o da Padova a Treviso, insomma da province diverse nella zona isolata, varranno le stesse regole degli spostamenti in ingresso e uscita dall'area stessa. Vanno evitati, ma sono consentiti nei tre casi previsti: lavoro, necessità e salute. Valgono le stesse incertezze: non è chiaro come si dovrà dimostrare di rientrare nei casi in cui è previsto.

Per chi si interroga sugli spostamenti ancora più ridotti, per esempio quelli a piedi o all’interno del proprio comune, ha chiarito meglio le intenzioni del decreto Cirio, che ha spiegato: «Se tu devi uscire di casa per comprare il pane per i tuoi figli potrai farlo. Se devi uscire per andare a prendere il gelato e fare due passi, oggi, vietato non c’è scritto, ma ti viene intimato di evitarlo».

Rientro a casa
Chi attualmente si trova fuori dalle aree della zona isolata, ma in quelle aree ci vive, potrà rientrare: è consentito tornare «al proprio domicilio, abitazione o residenza». Non è ancora chiaro se sarà necessario esibire documenti che lo provino.

Treni e mezzi pubblici
Non ci sono notizie certe su come saranno gestiti gli spostamenti dei passeggeri dei treni e dei mezzi pubblici, che collegano più centri urbani. Un’ipotesi è che saranno attivati controlli nelle stazioni, ma non è chiaro con quali criteri.

Inasprimento
Le nuove decisioni sono le più severe adottate finora dal governo per contenere i contagi da coronavirus, e non hanno precedenti nella storia recente del nostro paese, a conferma del momento straordinariamente complesso che stiamo vivendo. Come abbiamo visto non si sa ancora come saranno messe in atto, anche per assicurarsi che siano rispettate, ma è invece evidente che il governo abbia voluto comunicare nel modo più rigoroso e formale possibile un concetto che autorità sanitarie, medici, virologi ed esperti dicono ormai da giorni:

con questa epidemia non si scherza, dobbiamo fare tutti la nostra parte per rallentare la sua diffusione.

Casa
E per farlo, la cosa più saggia è stare a casa il più possibile. Inoltre, ci perdonerete la pedanteria, è importante: ridurre i contatti sociali, non frequentare luoghi affollati, lavarsi spesso e bene le mani per almeno 30 secondi, non andare al pronto soccorso se si hanno febbre e difficoltà respiratorie, ma chiamare il proprio medico di famiglia o la guardia medica.

Meno contagi significa soprattutto meno rischi per le persone più esposte - come anziani e già malati di altro - che devono poi essere ricoverate. E meno ricoverati per coronavirus significa meno persone i cui sintomi diventano tali da rendere necessario il ricorso alla terapia intensiva. E meno pazienti in terapia intensiva significa avere ospedali in grado di provvedere a tutti, con più efficienza e prontezza.

Dovere rimanere più a lungo in casa ed essere alla ricerca continua di aggiornamenti sulla crisi in corso può avere un effetto controproducente, in termini di ansie e qualità della vita in generale. Ritagliarsi del tempo per pensare completamente ad altro può aiutare: fare le faccende di casa può, oppure provvedere a qualche lavoretto (non c’è quel quadro da appendere in salotto da anni che aspetta? o quell’antina in cucina che chiude male?) o ancora leggere un libro, guardare Netflix o Amazon Prime, fare giardinaggio, diventare cintura nera di torte salate; insomma, ci siamo capiti.

Siamo in questa cosa tutti insieme. Senza allarmismi inutili, senza ansie eccessive, senza farsi prendere dal panico: se ognuno farà la sua parte anche nelle cose più piccole la situazione migliorerà.


Ci sentiamo domani. Ciao!

Nessun commento:

Posta un commento