sabato 11 luglio 2020

Florence Nightingale: la sua vita - una grande avventura a cavallo fra due secoli (terza ultima parte)

(Giulio Zella - OPI Vercelli)

Concludiamo con questo post la pubblicazione  a puntate la storia della lunghissima vita di Florence Nightingale che tanto ha dato alle moderne cure infermieristiche .

PARTE TERZA: L'infermieristica moderna.

Al suo ritorno in Patria venne festeggiata come si conviene ad un eroe di guerra. Furono tantissime le attestazioni di stima che ricevette da parte delle istituzioni e da parte di privati cittadini. Una su tutte quella della Regina Vittoria che Le inviò in dono una spilla accompagnata da una lettera personale. Scriveva la Regina: “Voi siete certamente ben consapevole di quanto io apprezzi la dedizione Cristiana che avete dimostrato durante questa grande e cruenta guerra, e non occorre che Vi confermi la mia fervida ammirazione per i Vostri servigi, pari per valore a quelli dei miei cari ed eroici soldati, le cui sofferenze Voi avete avuto il privilegio di lenire con tanta carità. Desidero però esprimervi i miei sentimenti in un modo che confido Vi giunga gradito e Vi invio quindi con questa lettera una spilla, la cui forma e gli emblemi rendono onore alla Vostra preziosa e benemerita,  opera e che io spero vogliate portare nel segno del vivo apprezzamento della vostra Sovrana! Sarà una grande soddisfazione per me conoscere di persona colei che ha dato un così fulgido esempio al nostro sesso”

La spilla era stata ideata dal Principe consorte e recava la Croce di San Giorgio in smalto rosso e il monogramma reale sormontato da diamanti. Il tutto era concluso dal seguente motto: “Beati i misericordiosi”. La sua missione non si sarebbe conclusa con le eroiche gesta compiute a Scutari e in Crimea, ciò che stava per cominciare l’avrebbe resa celebre in tutto il mondo. Al rientro in Inghilterra, l sue condizioni di salute erano pessime. Il suo futuro era quello di una persona invalida in una condizione di riposo permanente. Tutte cose che lei non accettava minimamente. Per prima cosa approfittò dell’invito della Regina e dopo poche settimane dal suo ritorno si recò in visita a Balmoral, ed ebbe diversi incontri con la Regina Vittoria e con il Principe consorte. Il Principe Alberto scrisse nel suo diario: “Miss Nightingale ci ha messo al corrente di tutti i difetti del nostro attuale sistema ospedaliero militare e delle riforme che si rendono necessarie.

Tutta la storia delle sue imprese in Crimea sie gefallt uns sèhr, ist sehr bescheiden (ci è piaciuta molto, è molto modesta)”. Molto diversa è l’annotazione della Regina Vittoria sul suo diario: “che cervello! Vorrei poterla avere al Ministero della Guerra”. Florence viveva sdraiata sul suo divano, piccola, pallida e leggermente dispnoica per la malattia cardiaca, ma dirigeva e organizzava tutto con pugno di ferro, senza risparmiarsi e senza risparmiare nessuno di quelli che la circondavano. Da quel divano, superando infinite difficoltà, riorganizzò il Servizio Sanitario Militare britannico, scrisse Notes affecting the Health, Efficiency, and Hospital Administration of the British Army”.

Un volume di circa ottocento pagine  stampate fitte, contenenti riforme di rilievo che avrebbero contribuito a curare e salvare innumerevoli vite umane nel corso dei decenni a venire. Nel 1859 scrive “Notes on Hospital” descrivendo la condizione allarmante  degli ospedali inglesi, mettendo a frutto la sua vastissima esperienza maturata nel corso della guerra di Crimea. Scriveva che per ridurre la mortalità era necessario adeguare i criteri di costruzione degli ospedali a concetti edilizi moderni, al fine di fornire una corretta illuminazione, una ventilazione sufficiente ai fabbisogni dei pazienti, acqua potabile e cibi sani e confacenti alle necessità cliniche dei pazienti. Iniziava a porre le basi per la futura teoria del nursing che sarebbe stata alla base dell’infermieristica moderna.

Nel 1860 aveva istituito la Nightingale Training School for Nurses al St. Thoma’s Hospital di Londra. Da lì cominciò un enorme lavoro di riforma ospedaliera. Infatti due erano le sue occupazioni principali in questo periodo della sua vita: la prima era l’organizzazione  della scuola per infermiere del St. Thoma’s Hospital e la seconda era la Sanitry Commission on the Indian Army. In quegli anni, importanti statisti e illustri Generali erano costretti a chiederle udienza e lei li riceveva dal suo divano, e trovò che la malattia come barriera, davanti agli occhi degli uomini, era efficacie come il cerimoniale di corte. Intanto scrive: “Notes on Nursing: what is is, and what is not” un libro che getterà le basi dell’infermieristica moderna e ancora oggi viene considerato il primo testo teorico del Nursing. Gli anni passavano, e alcuni aspetti del suo carattere divennero meno spigolosi e alla fine trovò anche lei un po’ di pace. Nel 1873 la Regina Vittoria le conferisce la Croce Rossa Reale in segno di riconoscimento per il lavoro svolto. Nel 1907 Re Edoardo VII le conferì l’Ordine al Merito. Anche in questo caso, fu la prima donna nella storia dell’Impero Britannico ad avere conferita questa importantissima onorificenza. Florence Nightingale morì il 13 agosto 1910 Nel suo testamento aveva disposto che non vi fossero “monumenti funebri di nessun genere” e che il funerale fosse “senza gualdrappe”. Pertanto, in omaggio alle sue volontà, i famigliari, declinarono l’offerta di funerali di Stato e di una tomba all’Abbazia di Westminster, che fu avanzata dal Governo di Sua Maestà, affinché riposasse, grande, fra i grandi d’Inghilterra. Il funerale fu una cerimonia semplice e al termine la sua bara fu portata in spalla da sei Sergenti dell’Esercito Britannico, tumulata nel cimitero di St. Margareth East Wellow nella tomba di famiglia sotto una lapide che reca una  semplice iscrizione: “ F. N. Nata 1820 – Morta 1910”.

Ma la necessità del ricordo supera l’umiltà imposta dalla persona: nella Basilica di Santa Croce a Firenze c'è un monumento con la sua statua.
A Istanbul è stata trasformata in museo la torre nord della caserma Selimiye e una placca bronzea la ricorda alla base del Memoriale di Crimea nel cimitero Haydarpaşa.
A Londra si trovano una sua statua (a Waterloo Place, Westminster vedi immagine precedente) e il Florence Nightingale Museum presso il St Thomas's Hospital;


un altro museo si trova nella casa di famiglia della sorella (Claydon House, Buckinghamshire, ora del National Trust).
La sua voce fu registrata nel 1890 ed è conservata nell'archivio sonoro della British Library.
Il suo compleanno, il 12 maggio, è celebrato come giornata internazionale dell'infermiere e International CFS Awareness Day, il Comitato Internazionale della Croce Rossa ogni anno assegna la medaglia Nightingale ad una Infermiera al mondo che si sia particolarmente distinta e la chiesa anglicana  ne venera la memoria.
Le è stato dedicato l'asteroide 3122 “Florence”, scoperto nel 1981 da Schelte John Bus.
In tutto il mondo sono innumerevoli le vie, le piazze a Lei dedicate.



martedì 30 giugno 2020

Piano per i beni culturali e architettonici di Gattinara 2.0

(arch. Andrea Caligaris)

A gennaio 2019, l'arch. Andrea Caligaris, in collaborazione con l’architetto Giuliano Spinelli, ha presentato il Piano per i beni culturali e architettonici di Gattinara.

Nel Piano sono censiti e catalogati tutti i beni importanti presenti nel Comune di Gattinara, suddivisi per categorie, nelle diverse tipologie edilizie, come i complessi monumentali religiosi e civili, le chiese e le cappelle, gli edifici pubblici e privati, le esistenze edilizie residue di interesse storico e ambientale, nonché i beni paesistici ambientali, per un totale di oltre sessanta beni.

L’opera si ispira ad un precedente censimento su base cartacea del 1988, fatto dagli architetti Tiziano Favero e Giuliano Spinelli e dall’ing. Franco Ferretti.

La digitalizzazione e la pubblicazione online dell’opera, curati dall’architetto Andrea Caligaris, hanno richiesto una completa revisione e un aggiornamento di quel Piano, con l’integrazione della documentazione sulla base delle nuove scoperte ed acquisizioni avvenuti negli ultimi trent’anni.

Il Piano introduce una sezione inedita con le mappe storiche di Gattinara e alcune tavole sinottiche che, con l’aiuto di schemi grafici, permettono di visualizzare le trasformazioni storiche del borgo nei secoli.

La pubblicazione, ricca di informazioni e di immagini a colori, propone anche un viaggio nel borgo tra storia, arte e cultura, grazie a riprese esclusive dal drone, che permettono viste inedite e la comprensione dei luoghi e del loro contesto a 360°.

Per scaricare il Piano dei beni culturale della città di Gattinara cliccate qui. (attenzione sono circa 18 MB)

Florence Nightingale: la sua vita (seconda parte) La Guerra di Crimea

(di Giulio Zella   - OPI Vercelli)

Nel mese di marzo 1853 la Russia invade la Turchia. Temendo l’espansionismo russo, la Gran Bretagna, la Francia e il Regno di Sardegna inviano truppe in soccorso ai turchi. 
A Scutari, sul bosforo di fronte a Costantinopoli l’odierna Istanbul, le caserme dell’artiglieria turca erano state consegnate agli inglesi insieme con l’annesso Ospedale Generale:  era il complesso ospedaliero nelle retrovie dove venivano trasferiti i militari feriti e malati, dal campo di battaglia, luogo dove avevano ricevuto le prime cure negli ospedali da  campo.

I feriti venivano ammassati su navi di qualsiasi genere  che venivano adibite a navi ospedale ma che di sanitario non avevano nulla. Nel frattempo era scoppiata, fra le truppe, una epidemia di colera che aveva congestionato fino all’inverosimile i locali dell’Ospedale Generale. Pertanto, il comando, per far posto al continuo e incessante arrivo di feriti dal fronte e dal gran numero di malati di colera, decise di adibire a ospedale anche i locali dell’intera caserma. L’edificio era molto vasto ma in pessime condizioni, molto sporco e addirittura una parte era in rovina, mancava il personale per assistere i feriti e i malati, il materiale per ripulirlo e le attrezzature sanitarie erano inesistenti. 

Sidney Herbert, che nel frattempo era diventato Ministro della Guerra, ritenne poco convincenti le assicurazioni dei vertici militari e sulla spinta di una opinione pubblica sempre più indignata per le notizie che giungevano dal fronte,  il 15 ottobre 1854 scrisse a Florence Nightingale invitandola a recarsi a Scutari e inserendo, per la prima volta nella storia britannica, delle infermiere nei ranghi dell’esercito. Florence Nightingale accettò. 

Florence fu incaricata, dal Ministero della Guerra,  di assumere 40 infermiere. Passarono la selezione  solo in 38 fra laiche e religiose.
Fin dal primo momento in cui posero piede sulla spiaggia di Costantinopoli Florence Nightingale e le sue infermiere incontrarono la ferma e incondizionata opposizione dei comandanti militari e dei medici militari. “Di tutte le pazzie del Governo questa era la peggiore” dissero.

Il 5 novembre 1854 quando, Florence, arrivò all’Ospedale Militare stava cominciando l’inverno. Alle infermiere erano state assegnate sei stanze, di cui una era la cucina, e un’altra uno sgabuzzino di nove metri quadrati. Una delle camere era ancora occupata dal cadavere di un generale russo. Tutte le stanze erano sporche e non c’era modo di poterle ripulire, non c’era nulla da mangiare, non c’erano lampade né candele e mentre si coricavano fra topi e pulci lo sconforto fu davvero comune a tutte. 

L’Ospedale era un disastro in quel tempo fra feriti e malati si arrivò a toccare l’incredibile numero di 10.000 pazienti ricoverati contemporaneamente. Mancavano i letti e la biancheria i malati e i feriti erano distesi in più file direttamente sul pavimento avvolti nelle stesse coperte con le quali erano stati soccorsi al fronte indurite dal sangue e dagli escrementi. Le amputazioni e gli interventi chirurgici avvenivano direttamente in corsia con i pazienti seduti su delle botti, sotto gli occhi di tutti  specialmente di coloro che avrebbero subito la stessa sorte poco dopo. 
Con il danaro messo a disposizione da una sottoscrizione del Times e con i suoi risparmi personali comperò letti, coperte, biancheria, camice berretti da notte, installò una lavanderia e una cucina, ingaggiò personale per la pulizia delle corsie e per seppellire i morti. Lavorò incessantemente sino allo sfinimento fisico e nello spazio di pochi mesi l’ospedale cominciò a funzionare. 
Dimostrò, con l’uso della statistica, che l’alto tasso di mortalità per malattie tra i soldati (42%) era correlato all’inadeguatezza dell’assistenza e, nonostante gli ostacoli frapposti dagli ufficiali medici, che non accettavano questa teoria, potendo contare sui fondi ottenuti da donazioni private, con grande determinazione riuscì a dotare il Barrack Hospital di Scutari di efficienti servizi igienico-assistenziali e di idonee infrastrutture. Il tasso di mortalità scese al 2%.
Quello che non riuscì mai a migliorare fu il suo rapporto con i militari e con i medici che la vedevano sempre con diffidenza se non con vera ostilità. Florence Nightingale viene rappresentata nella iconografia popolare come la Signora della lampada perché pare usasse una lampada per spostarsi nelle corsie durante la notte.

La realtà in effetti era molto diversa. Sicuramente la lampada era utilizzata per questo scopo ma una notte il reporter del Times la raggiunse in ospedale e la trovò con un martello in mano. Aveva da poco scassinato un armadio di farmaci che il medico di reparto si ostinava e tenere chiuso a chiave e in nessun modo voleva dispensare i farmaci ai malati. Nel suo articolo, tuttavia, ritenne di non dover raccontare proprio tuttala verità e così invece di un poco dignitoso martello mise fra le mani di Florence Nightingale una lampada.

Florence Nightingale si ammalò di brucellosi una malattia allora ancora sconosciuta che veniva chiamata genericamente febbre di Crimea. Sopravvisse, anche se gli strascichi della malattia la resero praticamente invalida per tutto il resto della sua vita. 
Ritornò in servizio e portò a termine la sua missione fino alla fine della guerra. Intanto in patria la sua figura e quella delle altre Infermiere erano divenute vere e proprie icone. Le sue gesta  erano costantemente riportate dalle corrispondenze del Times e lei era ritenuta un eroe per essersi spesa fin quasi alla morte per assistere i soldati feriti e malati.

Nel mese di luglio 1856, quattro mesi dopo la cessazione delle ostilità, Florence Nightingale e le sue infermiere si imbarcarono a Costantinopoli per far ritorno in Inghilterra.
(le immagine sono estratte dal sito del National Army Museum di Londra)

(Fine seconda parte - continua)

I Borghi Franchi costruiti da Vercelli: un primato italiano

Il comune di Vercelli, nella sua massima espansione tra la fine del 1100 e il 1200 si assicura il controllo dei confini con una serie di Borghi Franchi, realizzati utilizzando leve fiscali, quali l’esenzione dal fodro e la concessione gratuita della proprietà immobiliare dei terreni edificabili a chi partecipa ai lavori o vi si insedia definitivamente.

Anche altri Comuni come Milano, Pavia, Como e Lodi concedono privilegi di natura fiscale o economica a comunità del contado come Erba, Orsenigo, Lecco, Cantù e Treviglio nel milanese, Vigevano, Voghera e Suardi nel pavese, Moltrasio nel contado di Como. Stesso trattamento viene riservato agli immigrati nei borghi nuovi costruiti da Lodi.
Grazie a Monsignor Giuseppe Ferraris (“Borghi e borghi franchi quali elementi perturbatori delle pievi” – 1982) sappiamo che Vercelli vive in quell’epoca “una furia edificatoria”, con oltre venti nuovi Borghi Franchi, che testimoniano la sua potenza economica e politica e le conferiscono un primato assoluto nell’Italia del tempo.

Vercelli fa sorgere Villanova (1197), Piverone (1202), Magnano (1204), ricostruisce Trino (1210) dopo la sua devastazione attorno al 1182, Borghetto di Po (1217) ben presto estinto, Tricerro (1218), Casalvolone (1223), Caresana (1233), Crescentino (1242), Gattinara (1242), Castelletto Cervo (1254), Livorno (1254), Mongrando (1254), Serravalle (1255), Tronzano (1256), Cavaglià (1257), Peronasca oggi Pernasca presso Vinzaglio (1258), Borgo Nuovo di Dora, Uliaco presso Moncrivello (1261), Balzola (1269), Borgo d’Alice oggi Borgo d’Ale (1270), Azeglio presso Ivrea (1270).
Natura simile ai Borghi Franchi hanno, durante la dominazione del Comune di Vercelli, anche le realtà di Carpanetto, Salasco, Rive, Robbio, Palestro, Confienza.

Nel “Borgo della Pieve”, come è chiamata Gattinara, il 30 marzo 1242 confluiscono gli antichi abitati di Loceno, Rado, Lozzano e Locenello. 
Il Comune di Vercelli, sulla riva destra del fiume Sesia, edifica Serravalle il 13 marzo 1255, con la fusione dei paesi di Naula, Bornate e Vintebbio.
I due Borghi franchi segnano una vittoria politica del Comune di Vercelli, che agisce su territori di pertinenza del vescovo e non sotto la sua giurisdizione. In entrambi i casi Vercelli sfrutta controversie interne, per garantirsi il controllo del passaggio verso la Valsesia.

Fra i tanti, Gattinara è il Borgo Franco considerato emblematicamente il “caso studio italiano”.

Piante officinali: unica terapia contro le malattie ai tempi di Guala Bicchieri, le piante officinali tornano prepotentemente d'attualità.

(Giuliano Schiavi - farmacologo)

La pandemia causata dal virus Covid-19, ha mostrato a tutto il mondo che la ricerca di farmaci efficaci verso nuove forme di malattie sconosciute è impellente. Ma uno sguardo a ritroso nella storia ci offre un’alternativa nella ricerca di soluzioni terapeutiche. Nel corso dei secoli l’uomo ha avuto come unica risorsa l’impiego delle erbe officinali e molti testi, giunti fino ai giorni nostri, ci spiegano il modo in cui venivano preparate e utilizzate. Queste terapie erboristiche hanno accompagnato lo sviluppo dell’umanità fino all’inizio del secolo scorso quando la chimica ha iniziato ad usare e modificare i principi attivi contenuti nelle piante per brevettare i farmaci.
Le “cure con le erbe” erano l’unico rimedio terapeutico conosciuto nel 1224, quando fu costruito l’ospedale Sant’Andrea e i Sanvittorini iniziarono a curare a Vercelli i corpi, oltre alle anime.
Consulta ritiene utile approfondire storicamente questa conoscenza, soprattutto perché si rivela ancora in grado di offrire terapie efficaci e, a volte, uniche.  
Nel Medioevo nasce il giardino monastico l’”hortus conclusus”, dove si coltivano erbe e piante per preparare i rimedi naturali contro i mali del corpo.

Con il Monachesimo e il sorgere di numerosi monasteri, la cultura romana si tramanda nei secoli e si mantiene in vita attraverso lo studio e la conservazione di antichi testi.
Walafrido Strabone (830 d.C.) fa riferimento a numerose specie aromatiche, officinali e da cucina (finocchio, salvia, aglio, ecc.). Si disegna la pianta di un “orto medicinale”, composto da “spartimenti”, nei quali sono messe a dimora le diverse specie di piante, come in un futuro orto botanico. Carlo Magno fa scrivere il “Capitulare de Villis”, con istruzioni sui giardini. Alberto Magno nel “De Vegetabilibus et plantis”, descrive un giardino ideale.

Furono i monaci benedettini a svolgere un’intensa attività di ricerca in campo farmaceutico riguardo la produzione di medicamenti efficaci per la cura di vari disturbi, oltre a redigere cataloghi articolati e commentati delle diverse erbe coltivate, utilizzate per le cure mediche, detti Hortuli.
Sono questi libri di medicina monastica, diffusi in Italia e in Europa nell’Alto Medioevo, che contenevano la descrizione dei ‘semplici’ coltivati negli orti dei conventi, con cui si preparavano i medicamenti. 
Gli speziali del Medioevo suddividevano i farmaci in due categorie: simplex et composita, a seconda che fossero naturali o elaborati artificialmente. 
Già Isidoro di Siviglia (560-635) consigliava di coltivare i semplici in un botanicum herbarium, inaugurando la tradizione ‘erbalista’.
All’epoca di Benedetto (VI secolo) la scienza delle erbe e piante medicinali esisteva ed era diffusa in tutti i monasteri, ma Lui fece incrementare la ricerca e la scienza medica, promuovendo lo studio dei trattati di Medicina. I benedettini svilupparono questa scienza e, dall’ “armarium pigmentorium” iniziale, progressivamente organizzarono le farmacie.
I medicinali erano sicuri, i dosaggi e le indicazioni davano garanzie, così come la conservazione in quei vasi antichi caratteristici, che ancora oggi abbelliscono le farmacie.

Ai giorni nostri la coltivazione e la raccolta delle piante officinali rappresenta un'interessante opportunità economica e terapeutica. Infatti l’utilizzo degli olii essenziali per la preparazione di rimedi per l’impiego in varie patologie rappresenta un interessante supporto alla terapia farmacologica convenzionale.
Molti olii essenziali posseggono attività battericida e antivirale e la combinazione mirata di questi preparati consente di ottenere risultati incoraggianti.

Un esempio dell'efficacia di miscele di olii essenziali viene dal dr.Bernard Christophe. Laureato in farmacia e specializzato in fito-aromaterapia ha lavorato per per quasi quarant'anni allo sviluppo di un preparato fitoterapico composto da miscela di oli essenziali ad alto potere battericida a base di salvia, salvia officinale, camomilla selvatica, chiodi di garofano, origano compatto, cannella e niaouli.

Questa miscela dì olii essenziali è in grado di eliminare dagli animali e dall’uomo il patogeno Borrelia Burgdorferi trasmesso dalla puntura delle zecche, che causa la malattia di Lyme.
Destinato all'uso esterno grazie alla sua capacità di attraversare la barriera cutanea, in un secondo tempo terapisti e veterinari lo hanno testato su cavalli e hanno scoperto che può distruggere questo batterio all’interno del corpo.E’ stato provato anche nell’uomo dando una eradicazione totale dalla borrelia in un periodo compreso tra i tre e i sei mesi.
Pertanto dalla esperienza millenaria con le piante officinali possiamo ancora utilizzare antiche e nuove ricette per la preparazione di rimedi efficaci per ridare all’uomo moderno la salute che nelle nostre città è spesso messa in pericolo dall’inquinamento dell’aria e dal frenetico stile di vita a cui siamo sottoposti.


martedì 26 maggio 2020

Florence Nightingale: la sua vita - una grande avventura a cavallo fra due secoli

Iniziamo in questo post a pubblicare a puntate la storia della lunghissima vita di Florence Nightingale che tanto ha dato alle moderne cure infermieristiche .
Ricordiamo anche che il comune di Vercelli per commemorare il secondo centenario della sua nascita ha organizzato un concorso tra le scuole vercellesi. I dettagli nell'articolo, apparso su La Stampa qualche giorno fa che potete leggere qui sotto.

PARTE PRIMA: La nascita e la giovinezza.

Florence Nightingale è un personaggio storico forte, controverso e unico nel suo genere. È stata la prima donna a studiare e ad applicare i moderni principi dell’infermieristica alla cura dei malati e dei feriti ed è stata la prima ad applicare i principi della statistica alla cura dei malati. Inoltre, cosa non secondaria è stata una convinta femminista ante litteram.

Fanny e William Edward Nightingale (cognome originale Shore) si sposarono a Londra nel 1818. Entrambi appartenevano a famiglie dell’alta borghesia inglese, non nobili ma molto ricche. Il loro viaggio di nozze li porterà a visitare l’Europa e durerà due anni. È proprio nel corso di questo viaggio che verranno alla luce: il 19 aprile 1819 la primogenita, che verrà chiamata Parthenope; il 12 maggio 1820 la secondogenita, alla quale verrà imposto il nome di Florence. Fanny decise infatti di dare alle piccole i nomi delle città in cui nacquero, rispettivamente Napoli e Firenze.

L’Infanzia di Florence procede agiatamente fra giardini per i giochi, lussuose abitazioni, cavalli per le passeggiate e cani, gatti e uccellini da allevare. Malgrado ciò, la bambina non è felice e, crescendo, sviluppa un carattere ostinato e appassionato. A sei anni afferma di detestare la vita ricca e spensierata di “Lea Hurst”. Adora il padre; nella madre, invece, avverte una mancanza di comprensione e non sopporta il carattere superficiale della sorella maggiore. Scrive: “… mi struggevo per una qualsiasi occupazione regolare, per un compito degno di essere assolto, invece di sciupare il tempo in futili inezie”.

Fino alla vecchiaia, Florence, conserverà l’abitudine di annotare quelli che chiamerà: “appunti personali”, una sorta di diario di pensieri e sovente di sfoghi della sua vita interiore e dei suoi sentimenti. Li scriveva su qualsiasi cosa le capitasse sottomano: sul dorso dei calendari, o a margine delle lettere che poi conservava e archiviava in modo quasi maniacale.
Molte di queste annotazioni sono giunte fino a noi proprio grazie a questo aspetto del carattere che ha mantenuto intatto per tutta la sua lunga vita. In uno di questi appunti leggiamo: “… il 17 febbraio 1837 Dio mi ha parlato e mi ha chiamata al Suo servizio”.

Per dare forza alla loro cultura, le due sorelle Nightingale fecero un lungo viaggio in Europa. Di questo viaggio conserviamo importanti riscontri per la gran parte contenuti nelle lettere che Florence invia alla famiglia e per gli appunti che lei stessa conserva. L’8 settembre 1837 si imbarca a Southampton, attraversa la Francia e giunge a Nizza (allora appartenente al Regno di Sardegna) il 20 dicembre 1837. Il 13 gennaio 1838 arriva a Genova e vi resta fino al 14 febbraio. Visita la città, va all’opera e scrive: “… siamo state due volte all’Opera, e che Opera. Niente a Londra può rivaleggiare in magnificenza, perché tutto a Genova è magnificente”. Poi, la Liguria: Oneglia, San Remo, Chiavari, Bordighera, Mentone e le cave di marmo di Carrara. Il 24 febbraio è a Pisa e in una lettera dice che si è fermata tre giorni. Il 25 febbraio è a Firenze. Visita una scuola e la sua vecchia balia.
Prende lezioni di italiano e più tardi, nel 1898, scriverà in una lettera: “… ricordo i giorni in cui leggevo in italiano Tasso e Ariosto, e con mio padre facevo traduzioni dell’Alfieri… mio padre era un buon e sempre interessato studente di italiano e parlava la lingua meglio di un italiano, prendendosi cura di utilizzare i giusti verbi”.

Continua la sua passione per il bel canto, che la spinge a frequentare i maggiori teatri, dove annota spesso direttamente sui libretti la messa in scena, atto per atto. Vede la stessa opera più volte e paragona le varie recitazioni, annotando meticolosamente le arie, i cast e il giudizio sui singoli cantanti. Il 12 maggio 1838 è a Venezia e festeggia il suo 18° compleanno. Quindi si sposta a Bologna, a Milano, visita il Lago di Como e il Lago Maggiore. Ritorna a Genova nell’estate del 1838 e incontra gli esuli italiani della fallita insurrezione del 1821. Nelle lettere racconta le loro storie, sottolineando la ferocia repressiva del governo austriaco. E poi è a Fontainebleau, Parigi e Versailles.

Al rientro a Londra le due sorelle furono presentate a Corte. Florence piaceva in società. Amava ballare ed era circondata da molti cavalieri, tanto da non sapere come liberarsene. La madre era molto emozionata per questi suoi successi, che facevano ben sperare per un futuro buon matrimonio. Ma non era ciò che voleva Florence. Fu proprio durante una di queste uscite che incontrò Richard Monckton Milnes. Nei primi mesi del 1842 Milnes aveva 33 anni, Florence 22. Egli aveva una ottima posizione nella società inglese e londinese del tempo e aveva davanti a sé una brillante carriera politica. S’innamorò di Florence, che intanto aveva cominciato a prendere coscienza del mondo fuori dalla cortina dorata che la circondava.

Aveva visitato le casupole dei tessitori di un vicino villaggio e lì aveva visto le condizioni di vita delle classi sociali più basse, caratteristiche della rivoluzione industriale del XIX secolo: promiscuità, ubriachezza, malattie altamente invalidanti e sovente mortali fra stenti e infortuni. Cominciò a trascorrere una considerevole parte del suo tempo in questi tuguri, convincendo, non senza fatica, la madre ad acquistare medicine, lenzuola, abiti e cibo per i malati e gli indigenti.

 (Giulio Zella - OPI Vercelli)

(continua)

Il movimento ospedaliero a Vercelli, dalle origini ai giorni nostri

Nell’anno 2024 a Vercelli verranno ricordati gli 800 anni di ininterrotta attività dell’Ospedale di Sant’Andrea, chiamato poi Ospedale Maggiore.

L’ospedale Sant’Andrea di Vercelli è il più antico ospedale ancora funzionante dell’Italia settentrionale (ancora più antico della mitica “Ca’ Granda” di Milano), e uno dei più antichi dell’Italia intera.

Nell’arco della sua storia, l’ospedale ha svolto, oltre alle naturali funzioni di assistenza e cura, un fondamentale ruolo di sostegno finanziario e sociale per il territorio di Vercelli, elargendo in modo costante e prolungato aiuti economici in cambio di lavoro o beni.

Il tempo necessario per organizzare qualche manifestazione degna di tale commemorazione c’è, occorre però, fin da subito, programmare il da farsi e verificare se l’Amministrazione ed i vari Enti Culturali della città ne abbiano la volontà.

Bisogna però ben valutare che cosa ha rappresentato e che ruolo ha avuto l’Ospedale di Sant’Andrea nella vita sociale, culturale ed economica della città e quanto ha contribuito allo sviluppo e alla promozione di Vercelli fino a farla diventare uno dei centri più attivi del Piemonte medievale. 

Occorre realizzare qualcosa che non sia il solito convegno o la manifestazione “toccata e fuga”, ma che lasci una traccia concreta di ciò che realmente era ed è l’Ospedale di Sant’Andrea per la città di Vercelli.
Tutto ciò potrebbe essere l’occasione per studiare a fondo, in modo completo e omogeneo, il “movimento ospedaliero”, nato a Vercelli verso la fine del primo millennio, cresciuto e sviluppato nei primi secoli del secondo millennio, per poi confluire nell’Ospedale di Sant’Andrea.

A metà del XVI secolo, l’Ospedale di Sant’Andrea/Ospedale Maggiore era indipendente da qualsiasi vincolo, era amministrato dalla città e simbolo del suo sviluppo e della sua crescita. Ruolo che poi ha continuato a svolgere sino ai giorni nostri, rappresentando, con alterne vicende, un punto centrale e di riferimento della vita sociale ed economica di Vercelli e del suo territorio.

A questo proposito in occasione del recente Natale abbiamo, con l’aiuto di Consulta1219, fatto ristampare un volume fondamentale, oggi introvabile, per conoscere la Vercelli medievale: 
“L’OSPEDALE DI S. BRIGIDA O DEGLI SCOTI NELLA STORIA CIVILE ED ECCLESIASTICA DI VERCELLI MEDIOEVALE (SECOLI XII-XIV) scritto da Miriam Clelia Ferrai, 
prematuramente mancata nel 2009, e che fu edito dalla Società Storica vercellese nel 2001. 
Chi fosse interessato a maggiori informazioni contatti Consulta1219
(di Bianca e Giorgio Ferrari)

lunedì 25 maggio 2020

Votiamo La Grangia di Cavour come luogo del cuore FAI!!!!

Votiamo La Grangia di Cavour come luogo del cuore FAI!!!!

La Rete sta lanciando una campagna per far diventare la frangia di cavour LUOGO DEL CUORE FAI, ci associamo all'iniziativa e la sosteniamo convinti .
Ecco qui il testo del messaggio della Rete:

Cari amici,
in una piccola frazione abbandonata della Provincia di Vercelli si erge un monumento dimenticato e decadente che, di certo, dovrebbe essere tra quei luoghi ricordati da tutti gli italiani.

Si tratta della casa di Camillo Benso Conte di Cavour sita nella Grangia di Leri, che viene infatti storicamente denominata Leri Cavour, proprio in onore dell’importante proprietario di quei possedimenti ai tempi dell’unità d’Italia. La Grangia di Leri era stata acquistata nel 1822 dal padre di Cavour, Michele Benso, che poi nel 1835 passò la gestione al figlio che ne assunse formalmente l'amministrazione. Leri ha sempre occupato un ruolo centrale nella vita di Cavour; una sorta di rifugio alle fatiche di impegnato statista… Un rifugio fatto non solo di riflessione e di quiete, ma scelto da Cavour come sede di iniziative economiche e di importanti attività agronomiche. Molti gli ospiti illustri. Tra questi Giuseppe Verdi,Costantino Nigra,Sir James Hudson,il Re Vittorio Emanuele II°. E’ certo che in quella casa e in quei luoghi sono stati discussi e decisi i destini del nostro paese.

Visitare oggi la Grangia di Leri è un’esperienza terribile e toccante per qualunque cittadino che si senta almeno un po’ italiano…
Un’antica ed importante proprietà appartenuta ad uno dei principali artefici dell’unità del nostro paese, è da anni un rudere distrutto e decadente.

Possiamo fare qualche cosa noi cittadini?
Forse… votiamo LA GRANGIA DI LERI CAVOUR come luogo del cuore FAI 2020
Diamole la possibilità di accedere ai contributi per ristrutturazione destinati ai primi tre classificati, primo premio 50.000 euro.

Basta registrarsi e votare qui -> https://fondoambiente.it/luoghi/grangia-di-leri-cavour?ldc 
(oppure cliccate il pulsante in fondo all'articolo)

Dopo aver votato, condividete, segnalate e coinvolgete più amici possibile… Grazie a tutti per il supporto

La segreteria de LA RETE

domenica 19 aprile 2020

Aggiornamenti dai Progetti: Via Francigena

in collaborazione con Rotary Sant'Andea

Ad oggi il progetto sulla "via Francigena" è in fase di evoluzione anche se a ritmo un po’ meno frenetico visto il cataclisma COVID-19 che si è abbattuto a livello planetario.
Il progetto di valorizzazione turistica è comunque in fermento e deve essere portato a termine per due motivi:

1. per la speranza di un ritorno ad una normalità che non vuol dire un mantenimento di un gattopardesco equilibrio delle cose, ma la storia ci ha insegnato che l’uomo è (e sarà sempre) sempre alla ricerca della conoscenza, sia sperimentale e scientifica, sia delle proprie radici storiche.
2. l’attuale Presidente del Rotary Club Vercelli S. Andrea, Giuseppe Quaglia, si è preso l’impegno di portare a termine il service a favore della città.

Il Club di cui ho avuto la presidenza lo scorso anno si è fuso con il Santhià Crescentino e ha inserito nuove risorse al proprio interno. Questo lo ha reso molto più forte e presente sul territorio e grazie anche a uno scambio con le attività della nostra Consulta1219, vi è una certa sensibilità alle attività culturali e promozionali della nostra bella città.
Il momento storico che stiamo attraversando purtroppo ha (giustamente) dirottato le risorse e le attenzioni su donazioni all’ospedale S. Andrea di Vercelli. Lo dimostrano anche le attività svolte in quest’anno e come documentato dalla carta stampata, le risorse sono state ingenti e frutto di raccolta fondi organizzate proprio dal Club Vercelli S. Andrea con la donazione di tre defibrillatori al nostro ospedale, il noleggio di diversi respiratori per la terapia intensiva oltre a mascherine, disinfettante.

Il progetto comunque dedicato alla Via Francigena andrà a compimento anche se in tempi diversi, sono già state ordinate le panche e i tavoli in pietra per i punti di ristoro che sono stati individuati, all’ingresso di Vercelli adiacente al campo sportivo di Via Baratto e alla Cascina Castellone di Olcenengo.
Le difficoltà non sono poche, perché in un caso siamo all’interno di proprietà privata, nell’altro in territorio comunale. Comunque queste difficoltà sono state superate.
Ad oggi per l’emergenza sanitaria, la piantumazione delle piante come previsto non si può fare, ma le parti in pietra per gli arredi sono già state commissionate e in lavorazione non appena l’emergenza sanitaria lo permette.
Questo implica che la consegna del materiale e la sua inaugurazione potrebbe subire slittamenti anche al mese di settembre. Per noi come Consulta1219 potrebbe essere anche un’opportunità, primo perché la nostra attività oltre a fare parte della progettualità di questa iniziativa, può apportare un ingrediente molto importante, con l’aiuto di Federmanager Vercelli e dei giovani studenti l’istituto ITI Faccio di Vercelli, la creazione di un QR code con una serie di contenuti di orientamento culturale, storico o commerciale a seconda dell’interlocutore che entra in contatto con il nostro territorio.

Quest’idea in collaborazione con gli insegnanti dell’istituto ITI Faccio è in fase di lavorazione già da mesi, ma ha subito una battuta d’arresto per la chiusura delle scuole, quindi uno slittamento dell’inaugurazione di questa iniziativa da parte del Rotary Club Vercelli S. Andrea ci aiuterebbe a concludere il progetto con i ragazzi coinvolti nell’iniziativa.

Un punto di ristoro per il pellegrino che si sposta da altri paesi che arriva o transita nella nostra città. Un’opportunità che dovremo sviluppare e cogliere anche in vista di una rinascita post COVID-19 da un punto di vista umano, storico e di sviluppo per il nostro territorio.

Arch. Paolo Mensa
Presidente Consulta1219


venerdì 17 aprile 2020

A Vercelli il primo atelier di moda in Europa

Tacuinum sanitatis e i Centori

Questa breve nota sui primi trattati sanitari nella storia occidentale è il primo contributo alla valorizzazione dell’ospedale Sant’Andrea di Vercelli, che nel 2024 compierà 800 anni dalla fondazione.
L’ospedale è il più antico ancora funzionante in Italia settentrionale ed è uno tra i più antichi ospedali attivi in Italia.

I Tacuina sanitatis (qui moltissime immagini tratte dai Tacuina) sono codici miniati del XII XIII secolo che trattano i sei argomenti fondamentali per la salute: cibi e bevande, movimento e riposo, aria buona, sonno frequente e regolazione dei sentimenti.

Arrivati dal mondo arabo in Sicilia o a Napoli, conobbero una rapida e vasta diffusione, che consentì al mondo europeo di conoscere le norme igieniche e dietetiche della medicina razionale araba, modificando radicalmente le pratiche mediche occidentali, legate ad usi della tradizione e a credenze magiche e religiose.

In ogni Tacuinum il testo occupa poche linee al piede di ogni foglio, che è occupato da una miniatura sulla materia in esame.
Le miniature rappresentano piante, ortaggi, frutti assieme a persone che ne indicano i metodi di coltivazione, di raccolta o di preparazione. Sono raffigurati anche interni di botteghe nelle quali si scorgono prodotti salutari e venditori pronti a venderli o a prepararli.
In pratica ogni Tacuinum sanitatis è la versione medievale delle nostre enciclopedie mediche.
I Tacuina sono una fonte iconografica eccezionalmente ricca per lo studio di aspetti molto diversi della vita medievale.
L’immagine (qui a lato) riproduce una sartoria, nella quale si vendono pregiati tessuti di seta; la miniatura arriva da un manoscritto del Tacuinum Sanitatis conservato alla Osterreichische  Nationalbibliothek di Vienna.

L’immagine si adatta perfettamente a parlarci della famiglia vercellese dei Centorio (più nota come Centori o Centoris).
I Centorio erano ricchissimi commercianti proprietari dell’intero isolato ove sorge l’attuale palazzo Centori, compresa la Roggia Molinasso, che l’attraversa e forniva l’energia idraulica per la follatura del panno.
I Centorio commerciavano pellicce preziose e tessuti ancor più raffinati e costosi in seta e oro.
Le loro botteghe si affacciavano sull’attuale Corso Libertà (la Roggia di mezzo)
La ristrutturazione fine quattrocentesca in stile bramantesco allestì quello che possiamo ben definire il “primo atelier di moda” in Europa.

Le due immagini in bianconero del palazzo Centori qui sotto sono Foto-Marbug del 1920 circa, prima del restauro mentre l'altra è recente