martedì 30 giugno 2020

Piante officinali: unica terapia contro le malattie ai tempi di Guala Bicchieri, le piante officinali tornano prepotentemente d'attualità.

(Giuliano Schiavi - farmacologo)

La pandemia causata dal virus Covid-19, ha mostrato a tutto il mondo che la ricerca di farmaci efficaci verso nuove forme di malattie sconosciute è impellente. Ma uno sguardo a ritroso nella storia ci offre un’alternativa nella ricerca di soluzioni terapeutiche. Nel corso dei secoli l’uomo ha avuto come unica risorsa l’impiego delle erbe officinali e molti testi, giunti fino ai giorni nostri, ci spiegano il modo in cui venivano preparate e utilizzate. Queste terapie erboristiche hanno accompagnato lo sviluppo dell’umanità fino all’inizio del secolo scorso quando la chimica ha iniziato ad usare e modificare i principi attivi contenuti nelle piante per brevettare i farmaci.
Le “cure con le erbe” erano l’unico rimedio terapeutico conosciuto nel 1224, quando fu costruito l’ospedale Sant’Andrea e i Sanvittorini iniziarono a curare a Vercelli i corpi, oltre alle anime.
Consulta ritiene utile approfondire storicamente questa conoscenza, soprattutto perché si rivela ancora in grado di offrire terapie efficaci e, a volte, uniche.  
Nel Medioevo nasce il giardino monastico l’”hortus conclusus”, dove si coltivano erbe e piante per preparare i rimedi naturali contro i mali del corpo.

Con il Monachesimo e il sorgere di numerosi monasteri, la cultura romana si tramanda nei secoli e si mantiene in vita attraverso lo studio e la conservazione di antichi testi.
Walafrido Strabone (830 d.C.) fa riferimento a numerose specie aromatiche, officinali e da cucina (finocchio, salvia, aglio, ecc.). Si disegna la pianta di un “orto medicinale”, composto da “spartimenti”, nei quali sono messe a dimora le diverse specie di piante, come in un futuro orto botanico. Carlo Magno fa scrivere il “Capitulare de Villis”, con istruzioni sui giardini. Alberto Magno nel “De Vegetabilibus et plantis”, descrive un giardino ideale.

Furono i monaci benedettini a svolgere un’intensa attività di ricerca in campo farmaceutico riguardo la produzione di medicamenti efficaci per la cura di vari disturbi, oltre a redigere cataloghi articolati e commentati delle diverse erbe coltivate, utilizzate per le cure mediche, detti Hortuli.
Sono questi libri di medicina monastica, diffusi in Italia e in Europa nell’Alto Medioevo, che contenevano la descrizione dei ‘semplici’ coltivati negli orti dei conventi, con cui si preparavano i medicamenti. 
Gli speziali del Medioevo suddividevano i farmaci in due categorie: simplex et composita, a seconda che fossero naturali o elaborati artificialmente. 
Già Isidoro di Siviglia (560-635) consigliava di coltivare i semplici in un botanicum herbarium, inaugurando la tradizione ‘erbalista’.
All’epoca di Benedetto (VI secolo) la scienza delle erbe e piante medicinali esisteva ed era diffusa in tutti i monasteri, ma Lui fece incrementare la ricerca e la scienza medica, promuovendo lo studio dei trattati di Medicina. I benedettini svilupparono questa scienza e, dall’ “armarium pigmentorium” iniziale, progressivamente organizzarono le farmacie.
I medicinali erano sicuri, i dosaggi e le indicazioni davano garanzie, così come la conservazione in quei vasi antichi caratteristici, che ancora oggi abbelliscono le farmacie.

Ai giorni nostri la coltivazione e la raccolta delle piante officinali rappresenta un'interessante opportunità economica e terapeutica. Infatti l’utilizzo degli olii essenziali per la preparazione di rimedi per l’impiego in varie patologie rappresenta un interessante supporto alla terapia farmacologica convenzionale.
Molti olii essenziali posseggono attività battericida e antivirale e la combinazione mirata di questi preparati consente di ottenere risultati incoraggianti.

Un esempio dell'efficacia di miscele di olii essenziali viene dal dr.Bernard Christophe. Laureato in farmacia e specializzato in fito-aromaterapia ha lavorato per per quasi quarant'anni allo sviluppo di un preparato fitoterapico composto da miscela di oli essenziali ad alto potere battericida a base di salvia, salvia officinale, camomilla selvatica, chiodi di garofano, origano compatto, cannella e niaouli.

Questa miscela dì olii essenziali è in grado di eliminare dagli animali e dall’uomo il patogeno Borrelia Burgdorferi trasmesso dalla puntura delle zecche, che causa la malattia di Lyme.
Destinato all'uso esterno grazie alla sua capacità di attraversare la barriera cutanea, in un secondo tempo terapisti e veterinari lo hanno testato su cavalli e hanno scoperto che può distruggere questo batterio all’interno del corpo.E’ stato provato anche nell’uomo dando una eradicazione totale dalla borrelia in un periodo compreso tra i tre e i sei mesi.
Pertanto dalla esperienza millenaria con le piante officinali possiamo ancora utilizzare antiche e nuove ricette per la preparazione di rimedi efficaci per ridare all’uomo moderno la salute che nelle nostre città è spesso messa in pericolo dall’inquinamento dell’aria e dal frenetico stile di vita a cui siamo sottoposti.


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